Impressioni su ownCloud

Sono un utilizzatore di cloud computing, di servizi noti e utilissimi come Google Drive, Dropbox, Evernote. Avere documenti, dati, note sempre sincronizzati e disponibili su computer e terminali mobili è fantastico. Purtroppo il cloud pone anche alcuni problemi delicati: la cessione a terzi del controllo sui dati, se non addirittura della proprietà intellettuale (secondo alcuni termini di utilizzo), per non parlare della privacy. Può certamente spiegarlo meglio il mio vate Richard Stallman:

Una delle ragioni per cui non si dovrebbero usare applicazioni web per fare le proprie cose è la perdita di controllo. E’ sbagliato come utilizzare un programma proprietario. Fate le vostre cose sui vostri computer con la vostra copia di un programma rispettoso della libertà. Se usate un programma proprietario o il web server di un altro siete senza difesa. Siete nelle mani di chiunque abbia sviluppato quel software.

Quando mi sono imbattuto nel progetto ownCloud ho provato quasi una sensazione di sollievo. Consapevole dei rischi, troppo abituato alla comodità, ora mi si presentava una soluzione.

ownCloud è un software libero per realizzare servizi di cloud computing simili a quelli commerciali, ma sui propri server. Sicuramente è inferiore dal punto di vista tecnico (anche se con i margini di crescita tipici del software libero), ma permette di tenere i dati dentro casa senza rinunciare a quel genere di servizi. Sapere che ne ho il pieno controllo mi fa sentire più tranquillo, mantenendo la comodità. L’installazione è alla portata di qualunque utente GNU/Linux, soprattutto se si utilizzano pacchetti pronti per la distribuzione preferita. Inutile ripetere qui quanto si trova già in rete, per cui rimando alla documentazione ufficiale e alla lista dei repository. Se poi si abilita anche la crittografia sul web server (https) ancora meglio.

Figure 1: Interfaccia web

Figure 1: Interfaccia web

Di base ownCloud è simile ai servizi di sincronizzazione come Dropbox, grazie a un client disponibile per tutte le piattaforme. I file sono accessibili tramite interfaccia web e qualunque file manager che supporti il protocollo webdav, anche per smartphone. I file vengono sottoposti automaticamente a versionamento, per cui viene creata una copia di backup prima di ogni modifica, che può essere poi ripristinata. Non mancano le preview di PDF e ODT, la condivisione con altri utenti a cui si è registrato un account e le applicazioni per iOS e Android, dal costo simbolico di €0,80 che ho dato volentieri come piccolo contributo allo sviluppo. Mi ha stupito particolarmente la possibilità di riprodurre brani musicali in streaming direttamente dall’interfaccia web (come Google Music!), oltre che con un player che supporti il media server Ampache. Ciò significa che possiamo ascoltare lo streaming sul dekstop con amaroK o su Android con un player compatibile!

Figure 2: File manager su Android

Figure 2: File manager su Android

Figure 3: Media streaming

Figure 3: Media streaming

ownCloud è anche più ambizioso e offre servizi alla Google come i contatti e il calendario sui quali però, come si può immaginare, è indietro rispetto ai servizi commerciali. L’architettura comunque è modulare e si possono attivare le funzionalità selettivamente, eliminando quindi i servizi che non interessano. Oltre ai moduli built-in c’è un repository aperto ai contributi indipendenti, caratteristica che rende ownCloud una piattaforma espandibile.

Dopo averlo esplorato per qualche giorno, sto adesso pensando a come utilizzarlo effettivamente. Ha già rimpiazzato Dropbox, ma difficilmente potrà sostituire Evernote o Google Drive. Se però lo scopo è mantenere il controllo dei dati, posso sfruttarlo per i documenti più “sensibili”, quali cartelle cliniche e informazioni sanitarie, documenti fiscali, foto private, ecc. Per esempio abilitando il modulo “Note” si dispone di un semplice blocco per gli appunti sul quale creare note suddivise in categorie. Tutto viene scritto in semplici file di testo e cartelle. Può essere il posto adatto per appuntarsi password, PIN e altre credenziali che è utile avere sempre a portata di mano, senza per questo metterle in mano ad altri.

Figure 4: Blocco note

Figure 4: Blocco note

L’applicazione mobile invece ha un’interessante funzione di instant-upload delle foto. Se avevo disabilitato l’analoga opzione sull’app di Google+ per evitare che ogni mio scatto finisse sui loro storage, la trovo molto utile con ownCloud. Mi ritrovo le foto sul computer, senza doverle trasferire esplicitamente, così è più facile e rapido editarle e condividerle.

Figure 5: Android app

Figure 5: Android app

Figure 6: Informazioni sul file

Figure 6: Informazioni sul file

Alla fine però, al di là di qualunque considerazione tecnica o filosofica, l’unico vero limite che trovo alla nuvola domestica non proviene da ownCloud, ma dallo stato pietoso della rete italiana. Abito a pochissimi chilometri dalla città, in una zona abbastanza popolata, ma l’ex-monopolista (ex solo di nome) mi considera sperduto in un deserto. La velocità reale è di circa 4 Mbit in download, mentre la banda in upload è ridicola. Questo stronca sul nascere qualunque utilizzo pesante che non sia sulla rete locale, come il trasferimento di file un po’ più grossi (magari fornendo un link agli amici) o lo streaming multimediale. Un vero peccato.

Il progetto è molto recente e interessante, forse ancora un po’ acerbo, ma con ampi margini di miglioramento e merita quindi attenzione.

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