5 funzionalità avanzate di KDE

KDE è un fantastico desktop manager, che personalmente utilizzo dal 1998. Dalla versione 2.0 con la quale ho iniziato all’attuale 4.13 questo ambiente ha fatti progressi incredibili ed è adatto sia all’utente comune per navigare, controllare la posta e scrivere documenti sia al power user che può trarre vantaggio dalle innumerevoli funzionalità avanzate. Alcune di queste features sono davvero notevoli e probabilmente sotto utilizzate. Segue una rassegna delle mie preferite.

Service menu

Quando si fa click col tasto destro del mouse su un file (p.es. da Dolphin) si apre un menu contestuale con le azioni che si possono compiere sul file selezionato. Questo menu può essere esteso con delle nuove voci: i service menu. Con questi menu si può compiere sul file praticamente qualunque azione si voglia con un paio di click. Le prime che mi vengono in mente: convertire un documento in PDF, calcolare l’hash MD5, caricare file, immagini o video su Dropbox, Google Drive, Flickr, Instagram, Vimeo o Youtube; fare checkin/checkout su un sistema di versionamento remoto o locale come RCS. Le possibilità sono innumerevoli.

Scrivere un service menu è piuttosto semplice e si trovano tutti i dettagli sul tutorial ufficiale di KDE. A titolo di esempio ecco quello che ho scritto per caricare un file sulla mia istanza di ownCloud:

[Desktop Entry]
Type=Service
ServiceTypes=KonqPopupMenu/Plugin
MimeType=application/octet-stream
Actions=sendTo
X-KDE-Priority=TopLevel
X-KDE-StartupNotify=false
X-KDE-Submenu=ownCloud

[Desktop Action sendTo]
Name=Send to ownCloud
Name[it]=Invia su ownCloud
Exec=kioclient cp %U webdavs://my-owncloud-instance/remote.php/webdav/

KIO Slaves

Detto in maniera molto semplice, KIO è un’API di KDE per accedere in modo uniforme a risorse locali o remote e un KIO slave è un plugin che utilizza KIO per accedere alle risorse tramite uno specifico protocollo. In pratica questo significa che da un’applicazione KDE possiamo accedere a qualunque risorsa con URI del tipo smb://my-windows-share o nfs://my-unix-share/my-directory/my-file.txt e manipolarle come fossero locali.

Per esempio, avendo accesso a una macchina remota tramite SSH, possiamo utilizzare il file manager Dolphin per navigare fra le directory e trasferire file utilizzando il KIO slave fish. La guida di KDE riporta a proposito:

Permette di accedere ai file di un altro calcolatore usando il protocollo Shell Sicura (SSH). Il computer remoto deve avere un demone SSH in esecuzione, ma il resto del protocollo usa strumenti standard della riga di comando […]. Usa l’ioslave fish in questo modo: fish://nomehost oppure fish://nomeutente@nomehost.

L’utilizzo dei KIO slaves non è limitato al file manager. Anche da Kate – l’editor di testi predefinito – si può accedere a un file remoto via SSH tramite il KIO slave fish e modificarlo come fosse locale. Personalmente utilizzo dei file di testo sincronizzati su ownCloud per tenere delle note e accedervi da tutti i miei dispositivi: dal desktop trovo comodo consultare e modificare le note con Kate tramite il KIO slave webdav, protocollo che ownCloud implementa nativamente.

Figure 1: Apertura da Kate di un file remoto via SSH

Figure 1: Apertura da Kate di un file remoto via SSH

Integrazione con i servizi Google

KDE ha un sistema di gestione dei dati personali chiamato Akonadi, a proposito del quale le pagine ufficiale di KDE riportano:

Il framework Akonadi fornisce alle applicazioni un database centralizzato per memorizzare, indicizzare e recuperare le informazioni personali dell’utente. Queste comprendono i messaggi di posta elettronica, i contatti, i calendari, gli eventi, le attività del giorno, gli avvisi, le note, ecc. dell’utente.

L’utente può quindi configurare delle sorgenti di dati che poi sono utilizzate dalle applicazioni KDE quali KAddressBook, KMail e i plasmoidi vari (gli widget del desktop). Essendo un utente dei servizi Google ho configurato (Impostazioni di sistema -> Informazioni personali) le sorgenti per “Contatti Google” e “Calendari e Attività Google”. In questo modo i dati sul cloud vengono sincronizzati localmente e diventano accessibili dalle applicazioni di sistema KDE. Per esempio da KAddressBook ho accesso ai contatti di Google e dai plasmoidi “Orologio” e “Calendario” vedo gli eventi nel mio Google Calendar. Fra le varie sorgenti è disponibile anche la sincronizzazione DAV (CalDAV, GroupDAV), che rende accessibili calendari e contatti salvati su ownCloud: una possibilità certamente da esplorare.

KRunner

KRunner è la casella di ricerca universale integrata nel desktop KDE. La si attiva di default con la combinazione ALT + F2 e si presenta come un semplice input di testo nella parte alta dello schermo. Da KRunner è possibile avviare qualunque applicazione ed eseguire comandi della shell (scegliendo se farlo in un terminale o meno), ma può fare molto di più. Si può aprire al volo un file o una cartella scrivendone il nome, o aprire una risorsa tramite KIO slave: scrivendo ad esempio

ftp://ftp5.gwdg.de/pub/linux/kde/

si aprirà Dolphin per navigare il repository di KDE in FTP. KRunner può eseguire calcoli aritmetici scrivendo espressioni come 1,12*10^2, convertire valute (1 EUR), cercare fra i vostri contatti, email e calendari e perfino comandare un player multimediale come Amarok scrivendo comandi come succ, prec, pausa. Una volta che si è presa la buona abitudine di usarla se ne diventa piacevolmente schiavi!

Activities

Tutti i desktop manager moderni hanno ormai assimilato il concetto di desktop virtuale (ehm, a parte Windows naturalmente), cioè molteplici disposizioni di finestre facilmente interscambiabili, come se si avessero a disposizione tanti desktop; ma KDE è l’unico che si è spinto oltre, elaborando il concetto di attività. Un’attività è uno spazio di lavoro indipendente, con il suo insieme di desktop virtuali e nel quale si possono personalizzare numerosi elementi, fra i quali lo sfondo e i plasmoidi; ogni attività inoltre ricorda le applicazioni KDE aperte e il loro stato. In questo modo è possibile creare uno spazio di lavoro diverso per ogni attività che si svolge. Io per esempio ho configurato un’attività generica con un’immagine di sfondo, un plasmoide avviatore con le icone di applicazioni come Chrome, Dolphin, Amarok, e un plasmoide che controlla GMail; poi ho un’altra attività per lo sviluppo con un diverso avviatore per Eclipse, Kompare (un diff grafico) e altri strumenti, un’istanza di Rekonq (browser web) sul quale sono già aperte le doc delle API che mi servono e infine un wallpaper con gli shortcuts di Emacs. Altre attività che ho sono specifiche per cliente, con la vista della cartella giusta sul desktop, sfondo e icone adeguate. Sta all’utente sfruttare questa grande opportunità secondo le sue esigenze.

KDE offre molto, molto di più ed è un ambiente del quale ormai non posso più fare a meno. Purtroppo ha due problemi fondamentali a mio parere: una grande richiesta di risorse che lo rende di fatto poco utilizzabile su hardware datato e una documentazione carente delle funzionalità più avanzate e succose. D’altra parte è bello anche smanettare per scoprire le cose da soli!

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